L'oratorio della Trinità - Unità Pastorale "mons. Antonio Barosi"

Diocesi di Cremona
Unità Pastorale "mons. Antonio Barosi"
Casteldidone, San Giovanni in Croce, San Lorenzo Aroldo, Solarolo Rainerio e Voltido
via Guglielmo Marconi, 4 - 26037 San Giovanni in Croce (CR) - tel. 0375 91026 - mail: info@upbarosi.it
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L'oratorio della Trinità di San Giovanni in Croce
L'oratorio della S.S.Trinità è un tipico esempio di chiesa progettata secondo le regole delle istruzioni per la costruzione dei nuovi edifici sacri dettati da San Carlo Borromeo.
 
L'architettura è sobria: la planimetria è rettangolare (17,20 metri per 8,5) con prolungamento in corrispondenza del presbiterio e dell'abside semicircolare (7 per 4,40). Ai lati del presbiterio; sulla sinistra si trova la piccola sagrestia, alla destra il campanile di forma quadrata, la cui edificazione terminò solo nell'800. La facciata è slanciata, ha due piani suddivisi da un cornicione mediano parallelo con l'aggetto del timpano; la superficie della facciata è tripartita con lesene abbinate poggianti su alto zoccolo. Gli spazi ottenuti dalla suddivisione delle lesene si differenziano, lo spazio centrale presenta una riquadratura maggiore rispetto alla superfici laterali. Nel primo piano della facciata si apre il portale, quadrangolare architravato, poco più in alto un mandalo cristologico. Nel secondo piano si apre la finestra sangallesco-palladiana e le quattro lesene sono di ordine dorico. I lati della chiesa presentano lesene che correndo lungo la superficie della parete formano tre riquadrature leggermente incavate. Nella riquadratura centrale sporge la cappella che è illuminata da una finestra semicircolare, in prossimità del cornicione si apre una seconda finestra semicircolare in corrispondenza a quella della cappella .
 
Verso oriente l'abside semicircolare è di molto ribassata rispetto all'altezza dell'aula. E' illuminata da due finestre.
 
L'interno è a volta a botte costolonata e lunettata, percorsa perimetralmente da un lungo cornicione a stucco molto sporgente e impostato su mensole che bloccano lo slancio verticale dell'edificio e ne accentuano il carattere neoclassico. Lo spazio interno è organizzato in due spazi l'uno corrispondente alla navata, l'altro corrispondente il presbiterio e il coro. Il presbiterio absidato è a volta lunettata. In corrispondenza dell'abside sotto la volta lunettata corre una cornice con metope.
 
La chiesa - ma è preferibile parlare di 'oratorio', poiché il tempio in passato era al servizio solo di una parte della popolazione - ha poi una storia molto complessa. Nel 1476, presso la chiesa parrocchiale di San Zavedro, fu fondata la confraternita della Beata Vergine delle Grazie, detta anche dei "Disciplini", un'associazione laica composta da personaggi di spicco del paese che nel 1579 si aggregò all'arciconfraternita romana della S.S.Trinità: solo 90 anni più tardi fu intitolata formalmente alla S.S.Trinità. La compagnia frattanto decise di costruire un oratorio distaccato dalla chiesa parrocchiale. Gettate le fondamenta nel 1581, probabilmente sulle rovine di un'antica "gesia" nei pressi del castello, i lavori veri e propri iniziarono nel 1586.
Terminarono nel 1624, quando per la prima volta, in una visita pastorale, si parla di chiesa della S.S.Trinità. La confraternita dedicò una cappella alla B.V. del Carmine, devota a San Giovanni, mentre l'altra a San Carlo e solo successivamente venne intitolata al S.S. Crocifisso. Ma le sorti dell'oratorio dovevano legarsi anche alla famiglia Vidoni, dal 1623 infeudata a San Giovanni. E, dalla lettura dei documenti delle visite pastorali successive, si ritrova la presenza della famiglia Vidoni come patrona dell'oratorio. Nel XVIII secolo la confraternita perse invece la vivacità iniziale e venne presumilmente a trovarsi in difficoltà economiche. Nonostante questo governò l'oratorio fino al 1786 quando, per ordine di Giuseppe II, fu soppressa, le successe la compagnia del S.S. Sacramento, già presente nella parrocchiale dal 1578. L'oratorio non fu invece soppresso in quanto chiesa sussidiaria alla parrocchiale. Ma certamente l'influenza dei Vidoni si andò facendo sempre maggiore, fino all'ottenimento del patronato. A conferma di questo, dopo la soppressione con decreto di Napoleone(1810) della Collegiata di san Giovanni Battista eretta nel 1722 nella chiesa parrocchiale, i Vidoni chiesero che alcuni canonicati annessi, trasformati in benefici semplici ecclesiastici, venissero spostati alla S.S.Trinità. Ottenuta questa concessione, cominciarono ad abbellire l'oratorio di statue, quadri e suppellettili. Risalgono al 1822 e al 1836 le opere forse più prgevoli che abbiano mai fatto parte del del patrimonio dell'oratorio: i due monumenti in marmo di Carrara, progettati da Luigi Voghera e scolpiti da Giuseppe Giudici, voluti dalla principessa Carolina De Kivenkillen Metsen per il marito Giuseppe Vidoni e il figlio Giovanni. Le due opere sono purtroppo andate perdute negli anni '50 del nostro secolo. In procinto di essere spostate al cimitero, non risultano vi siano mai giunte. Nel 1886 il pittore in ornati Francesco Rocca di Rivarolo Fuori affrescò la volta a botte. L'oratorio rimase sotto il patronato dei Vidoni fino a quando, sotto il periodo fascista, questi abbandonarono il paese.
 
Negli anni successivi l'oratorio fu completamente abbandonato e adibito prima a cinema, poi a bar, successivamente a palestra e infine a magazzino. Negli ultimi anni, grazie soprattutto alle donazioni del sig. Saviola, proprietario dell'omonima ditta casearia che ha uno stabilimento in paese, l'oratorio sta tornando al suo utilizzo e al suo aspetto originario, per il paziente lavoro di restauro realizzato da Rosa Nolli. I lavori dovrebbero terminare a metà del 2018.
 
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